Mota Safòn e Valle di Pesca

Valle di Pesca "Val Noghera"

Risolto il dilemma barca, ci apprestiamo a immergerci completamente nella laguna e a farci abbracciare dalla sconfinata e toccante bellezza di questi paesaggi lagunari dal fascino così intenso e eppure così peculiarmente rarefatto.

Per prima cosa ci serve contestualizzare sia a livello visivo che a livello naturalistico e di contenuti di che razza di posti stiamo parlando! E qui la sorpresa di tanta originale e particolare bellezza già rischia di spiazzarci.

La prima tappa per cercare di comprendere la laguna è sicuramente alla Valle di Pesca “Val Voghera” della famiglia aquileiese dei Furlanut.

Le “valli di pesca” nella laguna di Grado (e di Aquileia!)  sono aree acquatiche particolari, tipiche dell’ecosistema lagunare. Queste valli sono zone umide separate dal mare aperto da argini e sono utilizzate per l’allevamento naturale e la pesca selettiva di varie specie ittiche. La laguna di Grado, in particolare, è nota per la sua bellezza naturale e la ricchezza della biodiversità.

Una valle di pesca è generalmente costituita da un insieme di bacini poco profondi, collegati tra loro e con il mare attraverso un sistema di canali e chiuse che regolano il flusso dell’acqua. Questo consente di mantenere l’ambiente ideale per la crescita dei pesci e per la nidificazione di grandi varietà di uccelli acquatici e migratori.

La laguna di Grado si estende per oltre 16.000 ettari e comprende circa 30 isole. È un habitat ideale per decine di specie di uccelli acquatici che vi nidificano o che vi fanno tappa durante le migrazioni. Inoltre, la flora è ricca di essenze arboree come tamerici, olmi, pioppi, ginepri e pini.

Le valli da pesca sono anche un esempio di come l’attività umana possa integrarsi con l’ambiente naturale, contribuendo alla conservazione della biodiversità e offrendo al contempo risorse economiche per le comunità locali. Visitarle offre un’esperienza unica per comprendere la cultura e la tradizione della pesca lagunare, nonché per osservare da vicino la fauna e la flora tipiche di questi ambienti.

Abbiamo piacevolmente conversato con il giovane Alberto Furlanut che assieme al papà Claudio e ai loro collaboratori si prendono poeticamente cura di questo angolo di laguna (e non potrebbe essere altrimenti vista la ispirante e cangiante bellezza di questi luoghi unici ed emozionanti)

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Mota Safòn

MOTA SAFÒN è un isolotto situato nella laguna ovest di Grado, vicino a Porto Buso, noto per essere stato un luogo caro al celebre scrittore e regista Pier Paolo Pasolini. L’isolotto è particolarmente famoso perché vi si trova un sifone naturale dal quale sgorga acqua dolce potabile, una risorsa preziosa anche per i pescatori della zona.

Pier Paolo Pasolini aveva un legame molto speciale con l’isolotto di MOTA SAFÒN. Uno degli aneddoti più suggestivi riguarda la sua amicizia con il pittore e saggista Giuseppe Zigaina.

Zigaina, nel suo saggio “Pier Paolo Pasolini, Medea”, racconta di come fu lui a introdurre Pasolini alla laguna di Grado e all’isolotto. Durante una giornata limpida di fine settembre, Zigaina convinse Pasolini a salire sulla sua barca, nonostante le esitazioni di quest’ultimo. Fu così che Pasolini scoprì la laguna e ne rimase affascinato.

Un altro aneddoto interessante è legato alla realizzazione del film “Medea”. Pasolini scelse proprio la laguna di Grado e MOTA SAFÒN come sfondo per alcune scene del film, girate nell’estate del 1969. L’isolotto e il suo ambiente naturale divennero famosi grazie a quei “quattordici minuti” intensi del film, che hanno contribuito a rendere immortale l’Isola d’Oro (è uno dei nomi con i quali ci si riferisce a Grado) nella storia del cinema.

Questi aneddoti evidenziano quanto Pasolini fosse legato a questi luoghi, tanto da sceglierli come fonte di ispirazione per la sua arte e come rifugio per la sua anima.

Inoltre, l’isolotto è noto per il suo “casone”, una tipica costruzione locale dal caratteristico tetto di paglia, che è stata ricostruita nel luogo dove un tempo sorgeva il casone frequentato da Pasolini.

Oggi, questo casone funge da museo e luogo di incontro culturale, ospitando iniziative artistiche e sociali. È interessante notare che il casone è stato ricostruito seguendo fedelmente la tipologia delle costruzioni di un tempo, ma adattandola ai nostri tempi. Non è difficile ritrovare la presenza di Pier Paolo Pasolini, Ninetto Davoli e Maria Callas tra le foto e i documenti conservati presso il casone.

Tutto quanto è mirabilmente conservato e gestito (e amato!) dall’ Associazione Graisani De Palù. Abbiamo incontrato il loro presidente, il gagliardo Giorgio Guzzon che ci ha volentieri raccontato tutto quanto su Mota Safòn.

L’isolotto è visitabile in barca previa prenotazione prendendo contatti con l’associazione Graisani De Palù.

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